Lei sentiva e vedeva la musica nell’aria. Ogni molecola di ossigeno era una nota che si posava su un infinito pentagramma fatto di aliti di vento.
Se pensate che questa cosa le facesse piacere, vi sbagliate di grosso: come se migliaia di radio suonassero tutte insieme canzoni diverse, per lei tutto questo era frastuono. Vedeva e sentiva pentagrammi ovunque anche se non voleva. Anzi, più non voleva, più si ritrovava avvolta di ossigeno sonoro e più vedeva spartiti.
Un giorno prese un aereo, sperando che le note non fossero così veloci da raggiungerla. E invece scoprì con sgomento che dalla coda degli aerei si dispiegavano i più veloci dei pentagrammi e questi pentagrammi aerei collegavano città con città, nazioni con nazioni, persone con persone, persone con città e nazioni. Sopraffatta, chiuse gli occhi e si tappò le orecchie.
Un giorno che, suo malgrado, dovette prendere un aereo verso una meta conosciuta, la curiosità ebbe il sopravvento e sbirciò fuori dal finestrino: guardando bene il mondo dall’alto, vide rassegnata l’intrico a cui non poteva sfuggire. Ebbene, se non poteva cambiare le cose, meglio arrendersi all’idea. Ma non lo fece da sconfitta bensì da esploratrice. Inziò a seguire uno di quei pentagrammi da una persona all’altra e ogni pentagramma narrava una storia: quella di due amanti, di un padre e di una figlia, di una nonna ed un nipote. Quello che una volta sembrava il fastidioso rumore di mille orchestre scoordinate divenne una sinfonia ben precisa, bastava fermarsi ad ascoltare. Scoprì che ogni pentagramma rimaneva per sempre: le note di ossigeno fra una persona e l’altra si formavano, si arricchivano e, persino se le persone litigavano e si allontanavano, alle loro spalle continuava a costruirsi la loro storia musicale. Anche quelle storie che sembravano nate per finire creavano una melodia unica e irripetibile e formavano un preludio per altre storie e tutto era sinfonicamente intrecciato.
Con gli occhi sbarrati per questa rivelazione, corse verso l’aeroporto: voleva riscoprire cosa era successo ad alcuni vecchi pentagrammi della sua vita, voleva rendersi conto come quelle note che un tempo pensava chiassose e perdute per sempre avessero contribuito a creare nuove composizioni. E appena la porta dell’aereo si riaprì a destinazione, corse verso l’esterno con le orecchie tese.
Grazie ad Elisabetta per aver condiviso alcune delle sue note più intense.
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