Durante la quarantena di aprile mi è capitato, per varie ragioni, di non riuscire a dormire. Ho quindi approfittato della mite temperatura per uscire sul terrazzo e ascoltare i suoni delle 3 di notte. Ero in una posizione privilegiata tra un grande parco sulla sinistra e il centro della città in fondo sulla destra. Ebbene, ero sorpreso, nonostante l’ora e il divieto di uscire, di captare un persistente, cupo brusio provenire dalle vie del centro. Il vento tra i palazzi? Alcuni lavori notturni in corso? Se qualcuno sa rispondermi, mi tolga questa curiosità.
Nonostante questo non ho potuto non godere del silenzio…
La parola “silenzio” è una parola speciale perché indica un concetto complesso. Cos’è il silenzio? Tecnicamente, è l’assenza di suoni e rumori. Dunque “silenzio” non identifica qualcosa ma un’assenza di qualcosa. Potremmo definire il silenzio senza far riferimento a quell’assenza?
L’ecologista acustico Gordon Hempton è forse una delle persone più adatte a venirci in aiuto. Vincitore di un premio Emmy, Gordon gira il mondo per il suo progetto artistico: registrare i suoni di spazi naturali. Fiumi, ruscelli, spiagge, monti, foreste pluviali: sentire le sue registrazioni è come essere lì con lui.
Dice Gordon: “Il silenzio è la presenza indisturbata del tempo. Il silenzio è quello che significa essere in un luogo.”
Ma che cosa intende davvero per silenzio? Il nulla sonoro? L’isolamento acustico che si ha in alcuni studi di registrazione?
No: “Quando parlo di silenzio, mi riferisco all’assenza di inquinamento acustico della vita moderna. Suoni che non hanno nulla a che fare con il sistema acustico naturale.”. Guardate il filmato qui proposto e vi renderete conto della drammatica differenza tra i suoni registrati in una città e quelli nella natura incontaminata dal rumore umano…
Il problema, dice l’ecologista, è che non c’è più un solo cm di pianeta che è tenuto fuori dall’inquinamento acustico. Persino nei posti più isolati (per es. l’Olympic National Park, l’oasi più silenziosa degli Stati Uniti) ogni 15 minuti passa un aereo il cui suono viola la pace del luogo.
“Il silenzio è sull’orlo dell’estinzione”: come un animale braccato, i suoni naturali della nostra natura sono accerchiati in una morsa sempre più stretta, mentre noi pian piano ce ne dimentichiamo.
Vero, possiamo sempre ascoltare le sue registrazioni o addirittura i generatori di suoni. Ma questi “non offrono alcuna soluzione”, dice Gordon “perché non ci aiutano ad ascoltare la Terra. E la terra ci sta parlando“.
In questi mesi di quarantena abbiamo ridato spazio al resto della natura, ai suoni degli uccelli, al ronzio degli insetti. Ora ritorna il violento, costante rombo del traffico.
Secondo molte ricerche (eccone una tra le più recenti), l’inquinamento acustico è associato a grave disagio e stress, tanto che i livelli di cortisolo (ormone dello stress) sono più alti già al mattino in alcune categorie di venditori ambulanti.
Ne vale davvero la pena? Possibile che non possiamo cambiare?
Io non lo credo.
E ora facciamoci tutti questa domanda, anche tu: cosa posso fare nel mio quotidiano per ridurre l’inquinamento acustico?