Spostarono Muldoon in un’altra stanza del Lodge per liberare un letto. Hammond parve tornare in sé e cominciò a darsi da fare.
«Bene», disse, «almeno il disastro è stato evitato».
«Che disastro sarebbe?», chiese Malcolm, sospirando.
«Be’», disse Hammond. «Non sono riusciti a scappare e a invadere il mondo».
Malcolm si appoggiò su un gomito. «Era preoccupato per questo?».
«Sicuramente il rischio era quello», disse Hammond. «Questi animali, in mancanza di altri predatori, potevano distruggere il pianeta».
«Idiota, egotista maniaco», disse Malcolm infuriato. «Ha idea di che sta dicendo? Pensa di poter distruggere il pianeta? Accidenti, deve averle proprio dato alla testa il potere». Malcolm sprofondò di nuovo nel letto. «Non può distruggere questo pianeta. Nemmeno un po’».
«La maggior parte della gente crede che il pianeta sia in pericolo», disse Hammond con freddezza.
«Be’, non lo è», disse Malcolm.
«Tutti gli esperti concordano sul fatto che il nostro pianeta è nei guai».
Malcolm sospirò. «Lasci che le dica qualcosa del nostro pianeta», disse. «Il nostro pianeta ha quattro miliardi e mezzo di anni. Su questo pianeta la vita è esistita quasi da allora. Tre virgola otto miliardi di anni. I primi batteri. E, più tardi, i primi organismi pluricellulari, poi le prime creature complesse, nel mare, sulla terra. Poi le grandi epoche ricche di animali: gli anfibi, i dinosauri, i mammiferi, ognuna della durata di milioni e milioni di anni. Grandi dinastie di animali sono nate, hanno prosperato, si sono estinte. Tutto questo è avvenuto su uno sfondo di cataclismi continui e violenti, catene montuose che si spingevano verso l’alto e poi venivano erose, impatti con comete, eruzioni vulcaniche, oceani che si alzavano e si abbassavano, interi continenti che si spostavano… Cambiamenti senza fine, costanti e violenti… Perfino oggi, la caratteristica più considerevole del pianeta deriva dalla collisione di due grandi continenti che si deformarono per milioni di anni fino a formare la catena montuosa dell’Himalaya. Il pianeta è sopravvissuto a tutto, nel corso del tempo. Sopravvivrà certamente anche a noi».
Hammond aggrottò la fronte. «Proprio perché è durato a lungo», disse, «non vuol dire che sia immortale. Se ci fosse un incidente radioattivo…».
«Supponiamo che ce ne sia stato uno», disse Malcolm. «Diciamo che ce ne sia stato uno molto brutto, con la morte di tutte le piante e di tutti gli animali, e con la terra che si surriscalda per centomila anni. La vita sopravvivrebbe lo stesso, da qualche parte: nel sottosuolo, o forse congelata nel ghiaccio artico. E dopo tutti quegli anni, quando il pianeta abbia cessato d’essere inospitale, la vita rifiorirebbe. Il processo evolutivo ricomincerebbe da capo. Potrebbero essere necessari alcuni miliardi di anni, prima che la vita riacquisti la sua varietà attuale. E naturalmente sarebbe diversa da quella che è adesso. Ma la terra sopravvivrebbe alla nostra follia. La vita sopravvivrà alla nostra follia. Solo noi», disse Malcolm, «pensiamo di no».
Hammond disse: «Be’, se lo strato di ozono diventasse più sottile…».
«Ci saranno più radiazioni ultraviolette che raggiungono la superficie. E con questo?».
«Be’, provocherà molti cancri della pelle».
Malcolm scosse il capo. «Le radiazioni ultraviolette fanno bene alla vita. È energia potente. Promuove mutazioni, cambiamenti. Molte nuove forme di vita prospereranno, se aumenteranno le radiazioni UV».
«E molte altre si estingueranno», disse Hammond.
Malcolm sospirò. «Pensa che una cosa del genere accadrebbe per la prima volta? Cosa sa a proposito dell’ossigeno?».
«So che è necessario per la vita».
«Lo è adesso», disse Malcolm. «Ma l’ossigeno in realtà è un veleno metabolico. È un gas corrosivo, come il fluoro che viene usato per incidere il vetro. E quando l’ossigeno fu prodotto per la prima volta come elemento di scarto da certe cellule vegetali – diciamo circa tre miliardi di anni fa – mise in crisi tutte le altre forme di vita del pianeta. Queste cellule vegetali inquinavano l’ambiente con un veleno mortale. Esalavano un gas letale e ne provocavano la concentrazione. Un pianeta come Venere possiede meno dell’ 1% di ossigeno. Sulla terra, la concentrazione di ossigeno crebbe rapidamente: cinque, dieci, infine ventuno per cento! La terra aveva un’atmosfera di veleno puro! Incompatibile con la vita!».
Hammond aveva l’aria irritata. «Dove vuole arrivare? Vuole forse dire che anche gli attuali agenti inquinanti verranno neutralizzati, integrati?».
«No», disse Malcolm. «Voglio dire che la vita sulla terra riesce a badare a se stessa. Nel pensiero degli esseri umani, cento anni sono un periodo lungo. Un centinaio d’anni fa non avevamo automobili, aeroplani, computer e vaccini… Era un mondo totalmente diverso. Ma per la terra, cent’anni sono niente. Un milione d’anni sono niente. Questo pianeta vive e respira su una scala molto più vasta. Non possiamo immaginare i suoi ritmi lenti e potenti e non abbiamo l’umiltà di provarci. Abitiamo qui solo da un batter d’occhio. Se domani non ci fossimo più, la Terra non sentirebbe la nostra mancanza».
«E potremmo già essere scomparsi davvero», disse Hammond, risentito.
«Sì», disse Malcolm. «Potremmo».
«Allora che sta dicendo? Non dovremmo aver cura dell’ambiente?».
«No, naturalmente no».
«Allora cosa?».
Malcolm tossì e fissò un punto lontano «Siamo chiari. Il pianeta non è in pericolo. Noi siamo in pericolo. Non abbiamo il potere di distruggere il pianeta: o di salvarlo. Ma abbiamo il potere di salvare noi stessi».
Jurassic Park, by Michael Crichton