Una combinazione unica di storia personale e geni del DNA ha dato ad ognuno di noi un talento diverso: c’è chi è portato per il ballo, chi per il calcolo matematico, chi per il ragionamento logico, chi per i lavori manuali.
Tuttavia il nostro cervello è un potente organo in continuo sviluppo e si nutre di esperienze, ripetizioni, errori. Questo significa che possiamo sviluppare il nostro talento anche partendo da zero, con lavoro costante, motivazione e perseveranza.
Questo è anche il caso della creatività. La creatività ci permette di… creare qualcosa di nuovo che possa essere utile, sia esso un oggetto o un’idea. Anche grazie alla creatività, abbiamo migliorato moltissimi aspetti della nostra vita e siamo evoluti come specie. Al riguardo, nel 1956 lo psicologo J.O. Guilford coniò le espressioni “pensiero convergente e pensiero divergente“. Il primo è quel percorso mentale che facciamo quando siamo in una situazione di cui dobbiamo trovare la soluzione corretta più immediata. Banalmente, abbiamo una bistecca ed una forchetta, allora affondiamo la forchetta nella fetta di bistecca e la solleviamo per mangiare.
Il pensiero divergente, invece, parte dalle premesse e inizia a sviluppare nuove soluzioni non lineari ma, appunto, creative. Nell’esempio di prima, possiamo usare il primo rebbio della forchetta come un coltello per dividere la bistecca in pezzi più piccoli.
Questo esempio, che ci sarà capitato innumerevoli volte nella nostra vita, ci fa vedere come siamo già portati a cercare soluzioni nuove lì dove ce ne sia la necessità. Questa capacità è misurabile e si può sviluppare. Guilford creò il famoso Alternative Uses Test in cui chiedeva alle persone di elencare, in un determinato tempo, sei usi non ovvi di un oggetto comune, come un mattone.
Sessant’anni dopo un gruppo di ricercatori ha riutilizzato questo test togliendo il limite massimo di sei idee prodotte, limite fissato nel test originale di Guilford. Grazie a questa modifica, hanno osservato un fenomeno molto interessante: in media, dopo nove idee nuove ma poco originali, venivano fuori le idee più creative che aveva avuto meno del 10% dei partecipanti alla ricerca. Ciò significa che quando cerchiamo nuove idee, le prime saranno state sicuramente già pensate da altri e quindi non sono davvero originali. Occorre dunque sforzarsi, iniziare a fare una lista di idee e utilizzare quelle precedenti per generarne di più nuove e davvero originali. Ovviamente questo processo non è infinito: ad un certo punto si verificherà un sovraccarico cognitivo e stanchezza che fermeranno il processo creativo (come riportato dalla Bounded Ideation Theory).
C’è un’applicazione molto particolare del pensiero divergente, le escape room. Un’escape room è una forma di intrattenimento molto in voga da qualche anno a questa parte: un piccolo gruppo di persone entra in una stanza dalla quale uscirne risolvendo gli enigmi posti all’interno, prima che scada il tempo. Ho già parlato in quest’occasione di escape room per la loro utilità nei team building aziendali. In questo sito, invece, ho parlato di perché e come il pensiero divergente è particolarmente utile per uscire da una escape room.