Il nostro attuale calendario venne ufficializzato nella versione originale da Giulio Cesare e comincia a gennaio per ragioni soprattutto politiche. Il calendario celtico, invece, ha un’impostazione più legata alla natura e alle stagioni: infatti, il nuovo anno comincia a novembre, quando gli alberi lasciano cadere le loro foglie, foglie che formano una morbida e umida coperta a protezione e nutrimento dei semi che si preparano all’inverno.
Far cominciare il nuovo ciclo in questo mese ha assolutamente senso. Novembre è l’unione tra quello che è stato e quello che sarà. L’autunno e i suoi colori sono il carro trionfale che ci porta attraverso questa soglia.
È il momento di fare come fanno gli alberi: lasciamoci alle spalle la luminosa e rumorosa stagione estiva, prepariamo un letto di foglie che accolga il nostro raccolto di quello che abbiamo fatto e faccia posto alle idee dei progetti futuri. È l’ultimo momento operoso prima dell’inverno. Quello che è stato non possiamo cambiarlo ed è un dono prezioso perché solo così possiamo apprendere come fare meglio in futuro: questo è il momento giusto per voltarsi indietro, osservare senza giudicare e poi rivoltarsi in avanti.
La seconda stagione più colorata dell’anno sembra fatta per tranquille passeggiate nella natura: i tiepidi raggi solari, lo scricchiolare delle foglie secche sotto ai nostri piedi, la nebbiolina al crepuscolo. Sediamoci e ammiriamo la forma degli alberi, ora che le loro decorazioni frondose hanno lasciato il posto ai nudi rami. Respiriamo la fresca aria umida e prepariamoci all’inverno.
Questa connessione tra il vecchio e il nuovo è raramente sentita più intensamente che a novembre quando i semi vengono interrati alla presenza della morte, nel concime dell’anno vecchio. Qui l’anziano e il fanciullo sono fianco a fianco, l’uno sul suo letto di morte, l’altro nella sua culla. Esiste una grande ambivalenza in questo: il nostro lutto e la nostra speranza sono unite.
Questo è l’inizio di una importante alchimia e come in tutte le alchimie ci viene mostrata una visione dell’oro che verrà mentre i pendii esplodono di colori e covano nel quieto sole autunnale come le ali spiegate della fenice. Ma questo è il tesoro dell’anno che passa. Il nostro ciclo sta per cominciare.
tratto e tradotto da “Environmental Art Therapy and the Tree of Life” di Ian S. Heginworth.