Un Natale di tanti anni fa ho ricevuto in dono il libro “La Storia Infinita” dello scrittore tedesco Michael Ende, dal quale è stato tratto l’omonimo film, un classico degli anni ’80. L’ho letto almeno due volte per intero e mi ha sempre affascinato quel profondo, filosofico viaggio personale del protagonista Bastian. La storia, infatti, è ben più di un romanzo fantasy per ragazzi, si può rileggere a qualsiasi età e ogni suo aspetto è denso di significati.
Recentemente, durante il colloquio con un paziente, mi è tornato alla memoria un particolare del libro: il regno di Fantàsia sta scomparendo e l’Infanta Imperatrice incarica il giovane guerriero Atreiu della ricerca di una soluzione; a protezione del suo viaggio, gli consegna un medaglione, l’Auryn. L’Auryn è formato da due serpenti (uno bianco e uno nero) che si mordono la coda, simili all’uroboros, antico simbolo di ciclicità, eterno ritorno e unità del tutto.
Sul retro del medaglione Atreiu scorge un’incisione ma, essendo analfabeta, non sa leggerla. Quando, a metà libro, è Bastian a ricevere l’Auryn dalle mani dell’Infanta Imperatrice, scopriamo che quei simboli sono lettere che formano la frase “Fa’ ciò che vuoi“.
A primo sguardo, la frase dietro all’Auryn sembra dare a Bastian “il permesso, no, anzi, l’invito a fare tutto ciò che voleva“, come riportato nel libro stesso. Tuttavia ho pensato che la frase dovesse essere molto più profonda di questo, in quanto a quelle parole si approda solo dopo aver seguito la ricerca di Atreiu per metà del libro e dunque dovevano avere solo apparentemente un significato semplice.
“CIÒ CHE VUOI” implica che uno sappia quello che vuole, che sia consapevole di ciò che muove i propri pensieri e comportamenti, il punto di inizio e quello finale verso il quale tende. Questo necessita prima di tutto la conoscenza di sé stessi, dei propri desideri e delle scelte spesso automatiche che facciamo nella vita.
Accanto a ciò, il volere è un fuoco, una forza, la forza della volontà. Esso è un potere, dunque qualcosa che può essere, qualcosa in potenza. L’immagine che mi viene alla mente è quella di un fuoco che fa ribollire l’acqua in un calderone e il cui vapore può sollevare tonnellate.
Tutto questo movimento si collega al “FA’“, l’imperativo con il quale la frase si apre. È un incitamento al fare, al non mantenere quella forza in potenzialità ma al metterla in pratica, al creare qualcosa sotto la spinta della propria volontà.
Quindi la frase dell’Auryn solo all’apparenza è una semplice concessione all’indulgenza verso i propri desideri più improvvisi, momentanei ed effimeri. In realtà è un incitamento a sapere cosa anima il profondo del nostro essere e a fare i passi necessari a concretizzarlo nella nostra vita.
La suggestione offerta dall’Auryn è così affascinante che vorrò dedicare un’altro post sull’argomento, in particolare a come Bastian ha davvero usato questo dono e ai rischi che si corrono con tale potenza nelle proprie mani.
3 Comments on “La frase incisa sull’Auryn spiegata”
Una spiegazione molto utile della scritta nel suo significato originale.
Sono contento che possa essere utile. È una frase che solo all’apparenza è semplice e dunque volevo approfondire i suoi significati. Grazie del commento 😉
Bravo!