È in una mite giornata d’inverno, quando il sole fa capolino con timidezza nell’aria gelida, che gennaio sembra un ponte.
Un ponte tra due stagioni dell’anno: l’inverno oscuro e la primavera dai mille colori. Un ponte tra ciò che eravamo e i propositi per l’anno nuovo.
Un ponte è una connessione necessaria, quel momento di passaggio che definisce una direzione, uno scopo, un’attesa.
Qualcuno ha detto che la parte più importante di un viaggio non è la meta, ma il viaggio stesso.
E allora il ponte diventa fondamentale. Dovremmo anzi accettare che abbiamo poco controllo su ciò che il futuro ci riserva; nulla e nessuno può garantirci che raggiungeremo davvero la destinazione finale, ma possiamo certamente impegnarci a costruire un ponte solido, stabile e accogliente, per provarci. Questo sì, è nelle nostre mani.
Il nome “Gennaio” (dal latino Ianuarius) deriva da Giano Bifronte, il dio degli inizi e delle fini. Con il suo doppio volto, Giano guardava contemporaneamente avanti e indietro: regnava sui capricci del destino, sul progresso della civiltà umana e persino sull’alternarsi delle stagioni.
Proprio come la divinità da cui prende il nome, gennaio scruta con speranza l’anno che inizia, mentre riflette su quello appena trascorso, perché ogni nuova possibilità nasce sempre da ciò che è stato.
Il miglior albero per costruire ponti è l’ontano: vive vicino a fiumi e stagni, perché il suo legno è impermeabile, resistente all’umidità. Nei Paesi Bassi fu utilizzato per costruire le fondamenta di Amsterdam (proprio come avvenne per Venezia in Italia), e per la stessa ragione gli olandesi lo scelsero anche per realizzare i loro celebri zoccoli.
L’ontano ha una caratteristica singolare: se si prova a incidere il suo tronco, la linfa che cola è rossa, simile al sangue. Per tutte queste sue peculiarità, era considerato un tramite tra due mondi. Proprio come i ponti costruiti con il suo legno.
Oggi mi sono fermato su un ponte, osservando l’acqua che scorreva lentamente verso un altrove.
Nei giorni scorsi ha fatto freddo, così si vedevano sottili lastre di ghiaccio scivolare sulla superficie. L’ho trovata una toccante metafora della vita.
Attraversiamo ponti nel tentativo di creare connessioni chiamate relazioni, di fare un passo avanti nella carriera, di fuggire da situazioni che ci mettono a disagio… e intanto tutto scorre, nulla resta immutato.
Stare fermi non è un’opzione. La vita non si ferma.
Anche sotto la neve fredda di gennaio, la Natura lavora pazientemente, custodendo i suoi semi al riparo, in attesa del momento giusto per germogliare.
E quel momento arriva sempre, nonostante il gelo e i parassiti.
Dai nostri ponti, noi esseri umani possiamo imparare da lei: l’acqua può cantare dolcemente, o abbattersi impetuosa contro il legno raccolto con fatica; e allora forse dovremo ricostruire, cambiare direzione, aspettare che passi la tempesta… o approfittare di una giornata di sole per proseguire rapidi.
Qualunque sia la forma, il materiale o l’intenzione, questo ponte è la nostra vita da costruire.
E gennaio torna, ancora una volta, per ricordarci questa semplice verità.